venerdì 10 febbraio 2012

La vie en rose e i mattoncini Lego

Piccole discriminazioni di genere crescono. Sta per arrivare anche da noi la Legolandia barbiezzata e questo non mi piace neanche un pò. Io mi preoccupo sempre molto per il futuro e, di solito, scorgo sempre all'orizzonte nuvoloni scuri scuri e carichi di piogge acide. Da tempo osservo come il progresso tecnologico (che ci ha portati sulla Luna, che ci lava i piatti senza farci screpolare le mani, che ci permette di tenere un'intera biblioteca in un telefonino) non riesca nemmeno lontanamente a scalfire l'eterno ritorno del rosa e dell'azzurro per tenere separati maschiette e femminucce sin dalla culla. Non è che lo scopro oggi che ho una bambina e quindi soffro ancora di più. Solo che ora, frequentando più assiduamente negozi di giocattoli, mi trovo a convivere quasi quotidianamente con questa strisciante sensazione di fregatura che accompagnerà anche nel prossimo secolo la mia piccolina ora quasi duenne e forse già discriminata. La ribellione contro la gender apartheid si sta organizzando intorno a questo video...



«Non ho capito perché le bambine devono avere sempre roba rosa e i bambini possono avere giocattoli di tutti i colori» dice giustamente la piccola Riley.

Gender apartheid
Recentemente ho letto un articolo che mi ha rovinato la giornata prefigurandomi l'orrore di un nuovo corso della Lego. Il titolo dell'articolo è illuminante: "L’apartheid di Lego per le bambine" in cui Sabina Ambrogi evidenzia le strategie di mercato che la Lego riserva alle quote rosa della sua clientela. Un ghetto tutto rosa appunto: cucine e saloni di bellezza fatti con i famosi mattoncini colorati. Le piccole protagoniste di questo mondo nuovo (tranquilli arriverà presto anche da noi l'invasione-liberazione) sono ovviamente delle piccole Barbie con linee curve lontanissime dalle tradizionali forme tozze e squadrate dei cittadini di Legoland.

E pensare che nel 1963 Godtfred Knudstorp diceva: «è un giocattolo per ragazze e per ragazzi». Sono le parole di uno dei figli del fondatore (e all'epoca direttore amministrativo) il quale sottolineava come motivo di vanto la giocabilità unisex dei mattoncini Lego. Questa specificità rischia ora di perdersi con questa disgustosa deriva della Legolandia barbiezzata.

Ma come si è potuti arrivare a questo presente distopico? Non si può dire che per lanciare la loro nuova linea "Lego friend", la multinazionale del mattoncino non abbia avuto la possibilità di prendere le misure. A quei livelli si fanno studi specifici, si organizzano focus group. Tant'è che proprio la campagna di marketing della Lego è tutta giocata sulla consapevolezza che esiste un disagio femminile e il mattoncino in rosa sarebbe la soluzione. Nei video pubblicitari si presume che le ragazzine griffate Lego siano costrette a travestirsi da maschi per poter giocare con trenini o elicotteri per poi liberarsi dalle catene grazie a Lego Friends che offre la possibilità di costruire saloni di bellezza e cucine dai toni pastello. Liberare la propria creatività con una specie di casa di Barbie mattonizzata? Ma la Lego quanti scienziati dello sviluppo infantile ha strapagato per farsi consigliare così male? Probabilmente zero. Lego ha dichiarato che per arrivare a tutto questo ci sono voluti mesi di ricerche antropologiche. Certo certo. Ora si chiamano così le ricerche di mercato. Purtroppo il realismo del grande business basato sulle economie di scala paga e per la Lego ci sono già i primi dividendi, almeno in USA. Però dico, vorrei vedere... con 40 milioni di dollari per il marketing!!!

Purtroppo come nota Sabina Ambrogi nel suo articolo quando questioni sociali irrisolte (e generalmente poco trattate) vengono affidate all'ottusità del circolo vizioso marketing-vendite è facile cadere nel conservatorismo più becero. Qui poi la Lego lancia messaggi pubblicitari che giocano subdolamente sui sensi di colpa: le bambine che si vergognano di giocare come i maschietti sono speculari ai maschietti che si vergognano di giocare con cucine, saloni di bellezza o qualsiasi altro gioco di colore rosa. Forse dietro ai numeri c'è la paura profonda della fine della famiglia tradizionale e la diffusione di nuovi modelli comportamentali non prevedibili e stereotipabili dalla pubblicità.

Per un mondo del giocattolo Gender-Free
Fortunatamente esistono anche esempi positivi che ci fanno intravedere un mondo finalmente gender-free. Peggy Orenstain cita Hamleys, un negozio di giocattoli londinese che ha recentemente abolito i reparti in rosa o azzurro (bambole contro supereroi) aggregando i prodotti per gruppi di interesse. A questo segno positivo aggiungiamo pure i 2 milioni e mezzo di visitatori su YouTube per il video della piccola Riley che si è guadagnata menzioni d'onore come per esempio il titolo di donna dell'anno 2011 (accanto a personaggi come Angela Merkel, Aung San Suu Kyi e il presidente del Brasile Dilma Rousseff) secondo l'autorevole blog femminista Martiennes.

Il titolo scelto da chi ha postato il video (i genitori?) è molto specifico: "Riley on Marketing". Viene attribuita alla bambina una fantasmagorica capacità di riflessione sul mercato e sull'economia culturale che c'è dietro l'industria del giocattolo. Non sono sicuro dell'assoluta spontaneità di questi video che espongono bambini (a me fa proprio orrore l'idea di dare in pasto alla rete una qualsiasi immagine di mia figlia, ma vabbè sono scelte...) però direi che la spontaneità dello sfogo ci potrebbe anche stare. Questo lo posso dire oggi che la mia piccola comincia a crescere e a mostrare il suo carattere. Mi sorprende ogni giorno la sua capacità di guardarsi intorno e osservare dettagli minutissimi per poi collegarli tra loro anche a distanza di settimane.

Forse solo da qui, dallo sguardo innocente di bimbo può partire una vera ribellione contro la gender apartheid. La piccola Riley parte da una semplice constatazione cromatica sul tutto rosa e dal fatto che le mancano tutti gli altri colori. C'è una magia in questa lucidità capace di volare oltre la gabbia di segni sociali e di influenze culturali che gli adulti tendono a costruire (per inerzia, per pigrizia, per superstizione...) intorno ai propri cuccioli. Ancora più magico se si pensa che spesso i genitori sono vittime consapevoli e acquiescenti di certi meccanismi di forzatura culturale dettati dal conservatorismo del mercato. Sarà la mancanza di modelli di consumo alternativi, sta di fatto che i genitori assistono spesso impotenti al progressivo e inesorabile processo di inculturamento e indottrinamento proveniente dal mercato del giocattolo e degli accessori fuffologici.

Finchè multinazionali come la Lego dirigeranno le danze a noi genitori non resta che dire la nostra su Internet. Spero vivamente che in questo modo noi consumatori riusciamo a fare più rumore possibile perchè mia figlia deve essere libera di scegliere: sognare di fare il meccanico o il pompiere o l'astronauta e non solo la modella o l'estetista o la babysitter. Mia figlia deve essere libera di poter sognare tutti i colori e non solo il rosa.

18 commenti:

  1. Quanto sono daccordo!!!! Condivido in pieno la tua riflessione...anch'io ho una bimba che si sta affacciando al mondo dei giocattoli e vedo quanto sia difficile a volte evitare le pastoie imposte dal mercato!!! In bocca al lupo per il tuo blog...promette bene!!
    Viola

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  2. "mattoncino in rosa" - no! Speriamo ci ripenseranno in tempo.
    A casa mia cerco di non tenere i giocattoli che dal mio punto di vista sono di pessimo gusto perche sono convinta che "il gusto" di un bambino si forma in famiglia prima di tutto.
    Sarebbe bellissimo se potessimo fare qualche cosa per cambiare la sutuazione nel reparto giocattoli.

    Complimenti per il post!

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  3. Grazie per i commenti avevo paura di essere un pò fissato su sta cosa. Purtroppo le vendite di questo nuovo prodotto sembrano molto buone in USA e quindi dilagherà. Se non tra le mie conoscenze dirette almeno qui su Internet sto constatando con piacere che ci sono genitori che si sforzano di resitere alla pigrizia e cercano di dare una direzione ai propri figli. Magari anche "fare rete" tra genitori può aiutare a diffondere una certa consapevolezza su cose che di solito si danno per scontate.

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  4. se diamo ai bambini la possibilità di utilizzare tutti i giochi, senza il nostro preconcetto maschile-femminile, vedremo facilmente giocare bambini con barbie e bambole, e bambine comporre meravigliose torri di mattoncini e spade! La fortuna della scuola dell'infanzia è di poter mettere a disposizione dei bambini una vasta gamma di giochi, senza discriminazioni. Oggi una bambina di 5 anni mi ha detto che a carnevale ha scelto il vestito da zorro..."lo so che zorro è un maschio, ma io mi sento comunque un superoe"! auguri per il tuo nuovo blog!

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  5. Sono d'accordo. Il gioco soprattutto nella prima infanzia deve dare sfogo alla creatività del bambino. Però siamo ancora lontani anni luce dal considerare i giochi completamente asessuati. C'è una certa tendenza a dividere le tipologie di giochi per genere, anche nei genitori. C'è ancora tanta strada da fare.

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  6. io veramente non capisco quale sia il problema! La bambina può benissimo giocare con i lego normali. E non tutti i giochi per bambine sono rosa! Ne esistono tantissimi colorati di ogni tipo di colore. Lo dice una che ha sempre detestato il giallo nei giochi (colore quasi onnipresente) e che avrebbe preferito per davvero avere tutto rosa XDDD

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  7. Grazie per esser passata da me! Condivido pienamente le tue parole! Complimenti per il blog!

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  8. Ciao @Muriomu grazie per il commento. Il mio punto è proprio lì: ogni tipo di colore... non solo rosa. Forse ho anticipato troppo un problema che come dici tu non esiste. Mi auguro di poterti dare ragione anche quando la mia piccina sarà in età scolare (castelli di Barbie e principesse varie ecc ecc). Me lo auguro davvero. Per ora ha meno di due anni e infatti tra i mattoncini tutti rosa e pastello di Hello Kitty (immancabile regalo anche in esemplari duplicati) e i tradizionali Duplo sceglie senza badare al colore o al fatto che sta costruendo un salone di bellezza. Però ti invito a dare un'occhiata agli scaffali nei negozi di giocattoli divisi per reparti. Cosa vedi? Il fatto è che proprio i mattoncini Lego sono stati a lungo l'unico giocattolo industriale veramente unisex. Ora non più.

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  9. il rosa nei giocattoli "per femmine" è nauseante. oltre al fatto che non vedo perchè alcuni giocattoli debbano essere considerati solo da femmine e viceversa. mio figlio ama la fiaba di biancaneve e i 7 nani, gli ho comprato il set di pupazzetti in miniatura della disney in cui biancaneve è una specie di barbie in miniatura. non vedo perchè debba essere considerato da femmine... eppure la confezione era rosa perchè faceva parte della serie delle "principesse". ma posso dire una cosa? sono convinta che questo differenziare i giocattoli (e le confezioni in modo particolare) come strategia di marketing per le aziende produttrici sia rivolto ai genitori più che ai bambini. le bambine crescono con una preferenza per il rosa perchè sono influenzate da ciò che vedono intorno, ma non credo che sia scritto nei geni che certi colori siano maschili ed altri femminili. sono gli adulti che vanno dietro a questa idea e così influenzano i figli. per quanto riguarda i lego, non ci trovo niente di male a fare il salone di bellezza oltre alla caserma dei pompieri, ma non vedo perchè creare una linea apposita "per femmine", potevano inserire confezioni di questo tipo nel normale catalogo lego (con i classici omini e tutto il resto). è chiaro che poi i bimbi preferiranno i pompieri e le bimbe il parrucchiere, ma lascia che siano loro a scegliere... comunque ripeto, secondo me si punta prima alle mamme che alle figlie, le figlie poi ovviamente si fanno condizionare...

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  10. Davvero stimolanti le tue riflessioni...e se poi si pensa che sono proprio i 'ruoli' ed i 'devo' preconfezionati ed incollati ai neonati ed ai bambini a diventare le principali gabbie che essi si porteranno addosso da adulti......

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  11. Io ho una femmina di 7 anni e un maschietto di 4 e per fortuna ognuno gioca con i giocattoli dell'altro senza problemi. Pilo adora portare a passeggio cicciobello e Elly passa ore a costruire con i lego (che io adoro). poi ci sono cose che piacciono solo a lei o solo a lui e noi li lasciamo molto liberi nel gioco senza condizionarli sui generi maschile/femminile. Se proprio devono arrivare i mattonino rosa ne sapremo fare buon uso, in fondo nei tre scatoloni si lego che abbiamo già il rosa è l'unico colore che manca!

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    1. Così dovrebbe essere e anch'io non tempo i mattoncini rosa nè il rosa in sè, solo sono un pò in ansia per quel momento in cui la piccola dovrà confrontarsi con le altre bambine e quindi in definitiva con il mondo della scuola che immagino pieno di conformismi.

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  12. Neanch'io amo i giochi di genere, e quando guardo la mia bambina giocare con le bambole, mi piace pensare che le coccoli per imitazione dell'amore che riceve da noi, piuttosto che per "istinto materno", ovvero un'altra di quelle etichette che viene appiccicata per il solo fatto di essere donne.
    Anche se magari hai solo due anni.

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    1. Grazie è molto bella l'immagine che hai evocato. Ma a me non disturbano nè il rosa, nè le bambole, nè l'istinto materno (che ci sia o meno), nè tanto meno l'affettuosità (magari! è sempre una gran festa per me quando riesco a strappare un bacino "spontaneo" dalla mia piccola). Probabilmente ci sono degli aspetti biologici che la cultura non potrà in ogni caso cambiare. E poi certamente il problema si porrà solo con il confronto con le altre bambine quindi più in là. Quello che temo è proprio il conformismo ed il fatto che per imitare certi modelli di comportamento la mia piccola sprecherà del tempo invece di sviluppare curiosità e potenzialità che potrebbero portarla a diventare chessò una biologa, un'astrofisica o una cancelliera del Bundestag. Cmq due anni è ancora presto, che si coccoli pure il suo orsacchiotto. Io non sono geloso.

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  13. Condivido il tuo post, ovunque! Grazie!!!

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  14. Ciao, sono pianamente d'accordo con te!!! Io ho due figlie femmine e un nipotino. Mio nipote adora giocare con la cucina, ma siccome dicono che è per femmine suo padre mi ha impedito di comprargliela per natale. Le mie figlie adorano giocare con le macchine anche se dicono che sono per maschi. Io amo il rosa, ma sono convinta che non dovrebbero esistere giochi per maschi e giochi per femmine; i giochi sono universali!!! Io adoro i giochi di una volta... quelli di legno belli resistenti, mi danno un senso di tranquillità... Io ho 33 anni ed amo comprare giochi alle mie figlie.
    Mi iscrivo tra i tuoi sostenitori.. Vienimi a trovare se ti va :)))

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    1. Vedi se non è come dico io? Tuo nipote potrebbe diventare uno chef di rango e guadagnare camionate di soldi! E invece... Ciao!

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  15. d'accordissimo con te, davvero.
    riuscire a trovare vestiti per mia figlia non rosa a volte si rivela davvero una sfida, spesso faccio acquisti nella sezione maschile giusto per avere un po' di altri colori...e per i giocattoli ora che e' ancora molto piccola (16 mesi) non e' un problema (le piace giocare coi pentolini cosi' come con le costruzioni e le macchinine) ma mi avvio anche io a una carriera da genitore resistente alla gender toy division e ancor di piu' alla hellokittizzazione di qualsiasi bene mobile!!

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